Museo Virtuale di un laboratorio di indoratura
Un laboratorio di restauro e doratura di fine 800 fra passato e presente





Lodovico Pozzetti a Baragazza


Quando Lodovico Pozzetti si recò a Baragazza (nei primi mesi del 1923), ameno paese dell'appennino bolognese sito  a poca distanza dal Santuario mariano  di Boccadirio,  per dare luogo ai restauri dell'ancona lignea dorata e fregiata a finti marmi che tutt'ora incornicia la bella immagine della Madonna della Pieve arcipretale dedicata a San Michele Arcangelo, il nostro si era già affacciato ai settant'anni e con tutta probabilità per onorare una commessa così importante ed impegnativa doveva essere affiancato dal giovane Giorgio Amadori, allievo e pupillo che già da diversi anni cresceva nell'arte e nell'esperienza del restauro e della doratura  nel laboratorio di via Castiglione 33 a Bologna.
Lodovico Pozzetti sale l'appennino chiamato dal  Reverendo Massa, arciprete di Baragazza, che individua nell'Indoratore arcivescovile di Bologna, cui fu attribuito il riconoscimento della medaglia d'oro in occasione dell'Esposizione  vaticana del 1887,  il maestro cui affidare le dorature ed i mirabili  finti marmi della "nuova" ancona  eseguita negli anni 1922-1923.
Questo citato è l'unico lavoro che attualmente risulta inequivocabilmente attribuibile al Pozzetti grazie alla documentazione rinvenibile presso il prezioso archivio parrocchiale della Pieve di San Michele Arcangelo di Baragazza.
 Qui infatti esiste ancora l'antica fattura su carta intestata rilasciata dal Pozzetti datata 28 aprile 1923 che descrive brevemente i lavori di doratura e restauro operati ed alcuni materiali impiegati, davvero un preziossimo contributo alla ricostruzione della storia del suo laboratorio.
Faccio seguire, a completamento di queste notizie e per meglio calarsi nello spirito devozionale verso la Madonna che da secoli  contraddistingue la comunità di Baragazza,  lo scritto di Ennio Baldi che in un afoso mattino di settembre ho avuto il piacere e la fortuna di incontrare e cui sempre sarò riconoscente.




La Madonna venerata al titolo di
"Regina Sacratissimi Rosarii"
nella Pieve Arcipretale di Baragazza:
l'immagine, l'altare, la devozione. ( di Ennio Baldi)
                                                     



Chi, nell'  "andar per chiese", percorra le strade della Montagna bolognese, si farà facilmente l'idea di quanto profonda e radicata sia stata e sia la devozione mariana tra le genti dell'Appennino: numerosi gli edifici di culto (1)  dedicati alla Madonna, numerosissime le edicole (talvolta  meglio conosciute col nome di "maestà) recanti la Sua immagine e  poste lungo vie e sentieri; segni tutti - questi - di forte devozione mariana.
Chi sia meno frettoloso, poi, non mancherà di individuare un ulteriore segno di tale devozione nella puntuale presenza - in ogni Chiesa parrocchiale - di un altare dedicato a Maria (anche quando la Chiesa stessa non sia a Lei intitolata), altare - il visitatore accorto lo noterà subito -  spesso (anzi, di regola nelle chiese non recentissime) dedicato alla Madonna "Regina del Rosario"; dunque ad un titolo (ed in ciò sta con tutta probabilitàil perchè nproprio di questo e non di altri) particolarmente caro alla pietà popolare, facendo esso riferimento alla forma di preghiera per secoli più predicata dai fedeli e tanto raccomandata da Santi e Pontefici.(2)
Pure nella Pieve Arcipretale di San Michele Arcangelo di Baragazza - Chiesa di una Comunità la cui devozione a Maria trova massima  esteriore espressione nel Santuario di Boccadirio (3) - il visitatore noterà un segno di devozione mariana nell'altare dedicato alla Madonna -  anche qui - "Regina del Rosario", titolo col quale, pure in Baragazza, tanto Maria  risulta venerata nei secoli.
Tra le carte che si conservano nel locale Archivio Parrocchiale, infatti, si rinvengono in più parti annotazioni relative alla festa della Madonna del Rosario - che senz'altro da ricomprendersi tra le grandi annuali feste del  paese, così come documentato fin dal XVII° secolo - veniva solennemente celebrata la prima domenica di ottobre.(4)
Una forte devozione questa alla Madonna "Regina del Rosario"devozione che viene anche confermata (ed esaltata) da un dato interessante: nel 1729 vengono "erette nella Pieve di San Michele di Baragazza la compagnia del SS Sacramento e Rosario" (5).
Correlativamente poi, negli edifici di culto succedutisi nel tempo in Baragazza quali Sede parrocchiale (6)
(non solo dunque nella sede attuale) v'era - segno di tale devozione - un'immagine della Madonna (al titolo del Rosario, appunto) con reltivo altare.
Di ciò si ha conferma in relazione alla Pieve edificata negli anni '30 - '40 del Seicento (7) ed a quella relativa negli anni '50 del Settecento (8). Ma anche  nella Pieve riferibile all'epoca romanica, quella che negli anni ''70
del Cinquecento venne ampliata ed innalzata (9), pur doveva esservi, per lo meno sul finire del del XVI° secolo, un'immagine di
Maria "Regina Sacratissimi Rosarii" che, ragionevolmente, potrebbe proprio esservi stata collocata in occasione dei detti lavori di ampliamento. Si deve infatti tenere presente, al proposito, che già nel '600 la solennità, in Baragazza, della Madonna del Rosario - come più sopra si è osservato - risulta essere (documentalmente) annuale grande festa del paese e che fu il Pontefice S. Pio V° (1504-1572) ad incoraggiare e raccomandare ufficialmente la recita del Rosario (e tale raccomandazione fu subito largamente accolta nel mondo cristiano, consolidandosi poi nei secoli successivi, come dimostrano i tanti altari ed immagini di tante Chiese, cui si è fatto cenno in premessa), nonchè ad istituire la ricorrenza liturgica  - il 7 ottobre - della Madonna  a questo titolo (quale commemorazione della vittoria riportata a Lepanto dalla flotta cristiana su quella turca il 7 ottobre 1571) (10).
Dunque un'immagine di
Maria "Regina Sacratissimi Rosarii" a Baragazza con tutta probabilità c'era, esposta alla venerazione dei fedeli, già nell'ultimo Cinquecento ed è certo da ritenersi che, abbandonato un'edificio di culto per un altro, l'immagine stessa venisse opportunamente collocata nella nuova Sede.
La considerazione trova conferma nella relazione  di cui alla visita pastorale fatta alla Pieve Arcipretale di baragazza nel 1754 (11), qui, infatti, tra varie raccomandazioni e prescrizioni, si osserva che la già allora vecchia immagine scolpita (quindi si trattava di una statua) della
Madonna del Rosario , " essendo cambiata con una migliore"  . Non si sa - almeno allo stato - che sorta abbia avuto questa vecchia immagine, che è da ritenersi quella dell'ultimo Cinquecento; essa venne sicuramente collocata - in via provvisoria - anche nell'attuale Pieve , del 1788, disegnata dall'architetto Angelo Venturolie vi rimase senz'altro, nella seconda cappella a sinistra di chi entra (la capella dedicata alla Madonna del Rosario ), fin tanto che - nel 1801 -  si provvide in ossequio pure alla raccomandazione fatta nel 1754, a "cambiarla con uma migliore".
Per la realizzazione di quest'ultima venne incaricato un artista - Antonio Borzaga - il cui nome, unitamente a quello di Giacomo De Maria, era stato suggerito, per ntale lavoro, prorpio dallo stesso architetto Venturoli. (12).
Fu  Antonio Borzaga a scolpire, nel 1801 (13), la statua della Madonna con Bambino, in legno rivestito di stucco, posta su basamento - idoneo per processione - di legno marmorizzato e finime
nti in oro; statua che rappresenta Maria seduta, vestita di rosso e dal manto azzurro abilmente increspato e ornato di decorazioni dorate, col bambino in braccio, che oggi può vedersi nella Pieve Arcipretale di Baragazza, collocata nella nicchia - punteggiata di stelle - sovrastante il Suo altare, nella cappella dedicata appunto alla "Regina del Rosario".
Tale cappella non si presentava però quando vi fu posta l'immagine del Borzaga, quale ora la può vedere il visitatore. Mentre, infatti, per quanto riguarda il relativo altare in marmo - nei limiti di cui si sta per dire - si può ritenere che esso sia stato realizzato negli ultimi anni del Settecento,  la sovrastante ancona in legno di abete e con fregi in oro zecchino fu eseguita solo negli anni 1922 -1923.
L'architetto Angelo Venturoli - è bene qui ricordare - per la Pieve di Baragazza disegnò si pure altari e relative ancone (14) ma tali opere - come confermato dai documenti d'archivio (15) - non vennero tutte portate a compimento sul finire del Settecento e, stante la difformità tra i disegni del medesimo Venturoli e l'attuale aspetto degli altari, non secondo una puntuale esecuzione del disegno fattone, salvo che, successivamente, si sia provveduto a ritocchi, completamenti, sostituzioni, di cui non sempre (e nulla  v'è in punto all'altare della Madonna della Madonna del Rosario) si rinvengono tracce documentali.
Documentazione puntuale ed esaustiva si trova invece - nell'Archivio Parrocchiale di Baragazza - in punto all'ancona dell'altare della 
Madonna del Rosario, documentazione dalla quale risulta che tale opera in legno dipinto a finto marmo e dorato (che si avvale di un  repertorio decorativo mutuato da esempi del Seicento e del Settecento), venne eseguita da Lodovico Pozzetti ed, ultimata nel 1923 (16) venne posta, nella primavera dello stesso anno, sul preesistente altare, dando così alla cappella di Maria "Regina Sacratissimi Rosarii" l'aspetto attuale.

NOTE

(1) Si pensi,  oltre al Santuario di Boccadirio in Baragazza, esemplificativamente a quelli: del Monte delle Formiche (S. Maria di Zena), della Madonna di Lourdes in Campeggio, della Madonna di Pompei in Piamaggio, della Madonna di Serra in Ripoli, della Madonna del Ponte in Porretta Terme, della Madonna del Faggio in Castelluccio, della Madonna dell'Acero in Vidiciatico, ecc...
(2) Per tutti, San Domenico e S. Pio V°.
(3) Il Santuario di Boccadirio, ubicato nel territorio parrocchiale di Baragazza, trae origine da un'apparizione della Madonna in quel luogo  - nel 1480 -  a due giovani di Baragazza: Donato Nutini e Cornelia Vangelisti. Per l'evetntuale approfondiment6 circa il legame affettivo - devozionale che unisce la Comunità di Baragazza al suo Santuario si rimanda a quanto si è avuto modo      di dire al proposito in "La Madonna di Boccadirio e l'annuale visita della di Lei immagine al "suo"  Popolo di Baragazza".
(4) Dalle annotazioni - di cui ai documenti relativi ad entrate/uscite parrocchiali del Seicento e Settecento (che si conservano nell'Archivio  Parrocchiale di Barargazza) - si rileva che quella della Madonna del Rosario era veramente una festa grande del paese. Nel 1688 e 1689  le spese per tale festa sono indicate quali spese per la "Madonna di ottobre" e ciò conferma in quale periodo dell'anno - quello della ricorrenza liturgica (7 ottobre  o comunque prima domenica di ottobre) - essa veniva celebrata; il dato è pure confermato dall'annotazione, nelle spese parrocchiali del 1783, ove si legge "5 ottobre" ( quell'anno il 5 ottobre era   domenica)" per la festa del Rosario per n. 6 Messe a £ 1,10, per i sagrestani, chierici, soldi 9 per il bombardiere e tamburino in tutto 8 lire e 19".
Festa grande, dunque, nell'ambito della quale si celebravano Messe solenni, si teneva solenne Processione, si suonavano trombe, tamburi e pure si facevano scoppiare mortaletti (  1719: "contanti pagati in occasione della Festa del SS Rosario a n. 3 sacerdoti che celebrarono la suddetta festa e assisterono alla processione lire 3 e 10" 1729: "contanti pagati al Bombardiere, tamburino in occasione della festa del SS Rosario e Messe n. 4  con la cantata e libbre 4  di polvere e libbre 12 olio - 14 lire e uno   1 scudo"; 1790:"nella festa del Rosario comprese 6 libbre 6 polvere oltre la solita doppia rispettiva e limosina a' sacerdoti, ricognizione a' chierici, sagrestano e tangente al tamburino e bombardiere , 14 lire e 15"). La festa solenne della Madonna del Rosario si è celebrata poi in tutto l'ottocentofino agli anni 50 del Novcento, come pure viene confermato dei documenti d'archivio. Si vuole ora riproporretale festa nel mezzo del periodo delle feste estive.
(5)
Così si legge nella documentazione d'archivio relativa a quell'anno (Archivio Parrocchiale di Baragazza).
(6) La Pieve attuale è la quarta, in Baragazza, dedicata - come le precedenti - all'Arcangelo Michele. La prima di esse di costruzione romanica, negli anni '30-'40 del Seicento venne disfatta e se ne iniziò una nuova che, sul finire degli anni '50 del Settecento, essendo ormai tutta ridotta a crepe e spiombature, venne  abbandonata per un nuovo edificio; quest'ultimo, poco dopo essere terminato (1760 circa) fu però investito da una frana per cui, in luogo più idoneo, si decise di costruire la Pieve, poi coperta nel 1788 (quella attuale). Si veda meglio, in proposito, quanto si è detto
in "L'attuale Pieve Arcipretale di San Michele Arcangelo  di Baragazza (immagini d'oggi e appunti di storia)".

(7) Nella relazione riguardante la visita pastorale fatta alla Pieve di Baragazza nel 1692 si legge: "........ in altari S.S mi  Crucifixi, et in altari B.V de Rosario dicat de tabella secetar, provvideri..." ed in quella del 1731 si invita ad effettuale taluni interventi sulla nicchia - ove era posta l'immagine - dell'altare della Madonna del Rosario.
(8) Nella Pieve settecentesca progettata dall'architetto Alfonso Torreggiani  (realizzata negli anni 1756-1760) uno dei due altari laterali - quello, entrando, ubicata alla destra - era dedicato alla Madonna del Rosario e qui quindi era collocat a l'immagiine di Maria venerata a questo titolo  (si veda la pianta dell'edificio  pubblicata in: Paolo Guidotti  "Il Castiglionese dei Pepoli - Forme naturali e storiche della montagna", 1980, pagg. 57-58).
(9) Il dato si attinge dal  "Libro delle Visite Pastorali - Visita a Baragazza del 19 settembre 1573", f. 670 r. conservato nell'Archivio Arcivescovile di Bologna.
(10) D'altra parte non si deve sottovalutare che dal 1552 al 1597, era Arciprete Pievano di Baragazza don Domenico Dordini , sacerdote operoso e diligente che non poteva certo restare insensibile alle direttive e raccomandazioni del Pontefice e della Chiesa. Di lui è stato detto che fu "prete che conservò dignità e decoro. Ne sono segni la sua chiesa plebana, trovata sempre dai visitatori vescovili bene ordinata in tutto:  
"omnia" si legge in una relazione di essi "bene se habent" e , in un'altra, "laudabiliter tenta" (così Paolo Guidotti: La Madonna di Boccadirio nel racconto settecentesco di don Lorenzo Amorotti", 1980 pag 28).
Il Dardini, poi - è bene ricordarlo, per completezza -, era certo particolarmente attento alla "pastorale mariana" nell'ambito  della asua Parrocchia (cfr. anche ciò che si è ricordato in  "La Madonna di Boccadirio
e l'annuale visita della di Lei immagine al "suo" popolo di Baragazza", pag. 9 subnota 1, ultima parte).
(11) Così si legge negli atti della  Visita Pastorale di quell'anno, conservati nell'Archivio Parrocchiale di Baragazza.
(12) Si veda la lettera (priva di data) in proposito inviata dall'architetto Venturoli all'Arciprete -Pievano di Baragazza, conservata nell'Archivio Venturoli in Bologna.
(13) Il dato è confermato da Paolo Guidotti in "Analisi di un territorio/1. Il Castiglionese dei Pepoli - forme naturali e storiche". 1982, pag 178.
(14) Ciò si è avuto occasione altrove (e meglio) di evidenziare (cfr. "L'attuale Pieve Arcipretale di San Michele Arcangelo di Baragazza: immagini d'oggi e appunti di storia"; pag. 3).
(15) Dagli atti della Visita pastorale alla Pieve di Baragazza avvenuta nel 1874 risultano compiuti gli altari: Maggiore, del Crocifisso, della Madonna del Rosario, di Sant'Antonio (atti conservati nell'Archivio Arcivescovile di Bologna).
(16) Nella nota spese (fattura del 28 aprile 1923, che si conserva nell'Archivio Parrocchiale di Baragazza) dell'indoratore arcivescovile in Bologna Lodovico Pozzetti così si legge: Reverendo Sig. D.Massa Melchisedecco Arciprete Baragazza. Ancona di legno abete e cirmolo con intagli. Dato di gesso tirato e pulimento fino
macchiato a marmo con molte dorature  a oro fino sia lucido che opaco e nella parte ove è marmorizzato tirato a stucco con  brunitoio dato di colla e spalmatovi una mano di vernice flaten nobles fino compresa imballatura e posto in opera con spese di viaggio e giornate. In tutto L. 7.500."
  


LA STORIA